Lo sport dovrebbe essere gioia, sano agonismo, divertimento...
Ed invece, sempre più spesso, da parte di chi assiste alle partite il tifo si trasforma in qualcosa di patologico, l'aggressività ha il sopravvento e si arriva non solo all'insulto ma addirittura allo scontro fisico.
Va beh, direte, un copione già visto in tante partite di calcio...
Ma quando invece del calcio parliamo di pallavolo? Femminile? Categoria under 13???
Genitori che, invece di assistere felici ad una partita dove giocano le loro figlie, delle ragazzine che gareggiano per divertirsi, cominciano ad offendersi l'un l'altro fino ad ingaggiare una autentica rissa fra di loro...
Cosa c'è di più triste in uno spettacolo del genere? Che follia collettiva prende questi genitori? Che insegnamento stanno dando ai loro figli con un comportamento del genere?
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Spiace dirlo, ma i genitori di quelle tredicenni sono il risultato di una generazione cresciuta con la regola del "tutto è dovuto e niente devo".
RispondiEliminaC'è solo da sperare che i figli vengano su un po' più intelligenti.
Qualcuno verrà anche su più intelligente ma ho forti dubbi che saranno la maggioranza...
EliminaI "giochi".
RispondiEliminaPer i Greci antichi si trattava di una cerimonia in parte pubblica e in parte sacra, un rituale.
Già i Romani ne avevano perso la cognizione e i "giochi" erano semplicemente uno spettacolo, si trattasse di combattimenti o di corse.
Nel medioevo se ne perse ogni traccia per via delle implicazioni "pagane" e semplicemente per la mancanza di risorse.
Furono riscoperti alla fine dell'800 in chiave neo-classica e siccome era epoca di nazionalismi esasperati, si pensò di utilizzarli per fare sfogare la gioventù bellicosa, da cui l'organizzazione paramilitare per nazioni contrapposte.
In epoca contemporanea, che assomiglia abbastanza al mondo romano, siamo tornati al concetto dei "giochi" come spettacolo, come intrattenimento delle masse. Abbiamo i gladiatori e abbiamo le fazioni che si azzuffano sugli spalti.
Ora, la radice del problema è nel concetto di "massa". Trattasi di gente che non sa pensare e che non ha valori morali. Torno a dire che non capita per accidente, la "massa" è il risultato di un processo di ingegneria sociale che serve ad avvantaggiare le elite. Qualcuno ha detto che chi non conosce la Storia è condannato a ripeterla. Ma oggi il meccanismo è perfezionato, tanto che non solo la "massa" è inconsapevole del proprio stato ma è convinta, essendo programmata dall'infanzia, che sia una cosa positiva.
Ma proprio per questo io raccoglierei tutti questi dementi molto ansiosi di menar le mani e li metterei in uno stadio. Ma non sugli spalti, giù in campo e poi che se le diano pure di santa ragione.
EliminaQuesto sarebbe pericoloso perché potrebbe fargli venire il dubbio che la propria condizione non sia esattamente una benedizione. E le elite che fabbricano masse di idioti (nel senso etimologico) e consumatori l'ultima cosa che vogliono è instillare il seme del dubbio.
EliminaA margine, inspirato da questo post mi sono andato a leggere la Congiura di Catilina.
Poveri figli.
RispondiEliminaGià... :-(
Eliminail problema è che oggigiorno l'educazione dei figli si è omogenizzata, tutti creano futuri quadri, manager e direttori generali.
RispondiEliminaMentre una volta si era consapevoli del proprio ruolo nella scala sociale e l'educazione di tipo aggressivo era riservata ai soli rampolli di chi contava.
E' chiaro che se un domani erediterai l'azienda di famiglia con tutti i dipendenti, l'educazione cristiana del porgere l'altra guancia è propedeutica alla chiusura, con grande disagio per le maestranze tutte.
solitamente ci meravigliamo di questi comportamenti che oggogiorno rapprentano quasi la normalità. Un uomo/donna, oggi deve mettersi in mostra, deve apparire e se non ci riesce in bene lo fa mettendosi in mostra in male e spesso arriva anche alla lite e alle mani
RispondiEliminaSecondo me in generale non abbiamo il quadro della situazione. I "comportamenti" non nascono dal nulla, sono prodotti da una macchina del controllo delle masse che utilizza due strumenti, i "media" e la scuola. E lo "apparire" non è la causa, è una conseguenza del fatto che oggi la persona è concepita come un individuo separato da tutto e da tutti il cui unico scopo è la soddisfazione delle proprie pulsioni. E quando dico pulsioni intendo le "voglie" che può avere un bambino, con un orizzonte di un metro tutto intorno.
RispondiEliminaAl fine di produrre questo campione si opera lungo due direzioni, da una parte gli si passa il meno possibile di informazioni e metodi per correlare le informazioni, paradossale visto che si dice la "era dell'informazione". Dall'altra parte si scardinano tutti i punti di riferimento rispetto alla "tradizione", qualsiasi valore, qualsiasi priorità, qualsiasi legame e qualsiasi "ruolo" predefinito. Non esiste maschio/femmina, non esiste padre/madre, non esiste genitore/figlio, non esiste famiglia, non esiste patria/nazione, eccetera. Siamo delle entità indifferenziate che si muovono nel vuoto.
La gente si scazzotta e anche peggio dalla notte dei tempi. Non è quello il problema, quanto il fatto che manca un contesto, una ragione. L'unica cosa che ormai genera i "comportamenti" è la frustrazione del bambino che non può avere il gelato. E può avvenire ovunque, sempre e comunque. In fila al supermercato, alla partita di pallavolo, nel cortile condominiale, eccetera.