lunedì 7 luglio 2014

Equo compenso o iniqua gabella?

La SIAE, una delle più truffaldine e parassitarie società italiane, ha ottenuto di veder aumentato il cosiddetto "equo compenso per copia privata". 

Una tassa che tutto può definirsi tranne che equa.

In teoria dovrebbe servire a compensare gli autori di materiali coperti da copyright dal fatto che gli acquirenti delle loro opere tendono a fare delle copie su diversi dispositivi. E già qui non è ben chiaro come io possa danneggiare un cantante se, dopo aver aquistato il suo CD, me ne faccio una copia di riserva.

Ma la cosa più irritante è che questa tassa la pago anche sui supporti che contengono solo MIE opere. Perchè devo pagare alla SIAE 20 euro per un HD da 2 Tb dove conservo SOLO le mie foto? O 5 euro per le schede di memoria della mia macchina fotografica? O 9 euro per la chiavetta USB che uso per portare a stampare le MIE foto?


Caro Gino Paoli, presidente di questo zozzo baraccone, sappi che da parte mia cercherò di darti meno soldi possibile: la Slovenia per me è a 2 passi da casa ed i supporti di memoria li comprerò sempre tutti all'estero. Inoltre, mentre finora ho sempre cercato di rispettare il diritto d'autore acquistando la musica, i film e gli e-book in maniera legale, ora non mi sentirò in colpa se mi procurerò copie pirata visto che è così che lo Stato mi considera a prescindere... 
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12 commenti:

  1. Gino Paoli...omioddio..mi mette tristezza solo a sentire il nome..cmq è uno schifo

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  2. Con molta fantasia si cerca in tutti i modi di far sganciare soldi alle persone che in tutti i modi utilizzano la loro fantasia per cercare di sottrarsi. Insomma gli Italiani sono ingegnosi, però alcuni sono anche figli di putt. E guarda caso una buona percentuale occupa posti di potere..

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  3. Il problema è tutto nel complesso rapporto tra "opera di ingegno" e "supporto fisico".

    Ai tempi di Dante per avere una copia di un libro bisognava pagare qualcuno che lo copiasse a mano su un materiale costosissimo e qualcuno che poi procedesse alla rilegatura. A quel tempo il supporto fisico costava più dell'opera di ingegno che conteneva. Infatti molta "cultura" a quel tempo era trasmessa solo in forma orale.

    Mano a mano la registrazione dell'opera di ingegno su un supporto fisico è diventata operazione sempre più economica e dopo l'era industriale i supporti fisici hanno avuto un costo irrisorio, quindi il rapporto si è ribaltato, l'opera di ingegno costa molto di più del supporto su cui viene impressa/conservata/trasmessa. A quel punto è scattata l'idea di mettere sotto controllo le macchine che producevano i supporti fisici, in modo da imporre un prezzo arbitrario ad ogni copia riprodotta. Basti pensare quanta gente mangiava grazie ai proventi della Editoria. E dove c'è da mangiare ovviamente non manca lo Stato che è sempre affamato.

    Veniamo alla cosiddetta era digitale. Dov'è la differenza rispetto all'era industriale? Il supporto fisico si è de-materializzato, nel senso che una volta tradotta in bytes l'opera di ingegno esiste come "informazione" prima che come oggetto materiale. Allo stesso tempo le macchine che traducono l'opera di ingegno in bytes e la imprimono/conservano/trasmettono sono diventate di costo irrisorio e quindi distribuite ovunque, rendendo impossibile il controllo sulla macchina come nell'era precedente. A questo punto, venuto meno il controllo, è impossibile determinare un prezzo arbitrario e quindi l'industria della Editoria va verso il collasso. A quel punto ecco l'idea della mossa della disperazione e cioè, come al solito, tradurre il tutto in una imposta generica, contando sul fatto che Editori e Stato sono compagni di merende dall'era precedente.

    Come ho scritto altrove ormai siamo al punto che non sappiamo più quali e quante imposte paghiamo. Meno che meno sappiamo per quale ragione le paghiamo e come vengono spesi i soldi che ci vengono presi.

    L'unica opzione che ci resta è quella della resistenza passiva che possiamo attuare trasformandoci tutti in Diogene. Ma fa abbastanza girare le scatole quando ti ci costringono.

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  4. Ah, una cosa da capire è che il prezzo che paghiamo per le "opere di ingegno" è arbitrario e serve a sostenere tutta una industria, dagli amministratori delegati giù giù fino al fattorino, moltiplicato per migliaia, più le tasse. Il prezzo non serve a pagare l'autore dell'opera, il quale guadagnerebbe di più se potesse vendere la sua opera a noi direttamente. Ma appunto, il controllo che serve a imporre il prezzo e le tasse per sua natura esclude la possibilità di contatto diretto tra autore e fruitore. Cosa che renderebbe superflua tutta la gente di cui sopra e tenderebbe anche ad escludere lo Stato dall'equazione.

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  5. Ma soprattutto ricordiamoci che questa volta il paladino di questa simpaticissima legge è Franceschini ricordiamocelo alle prox elezioni

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  6. Oramai questi sono organi consolidati ed i soldi entrano a valanghe, dai proprietari di luoghi pubblici, dalle orchestrine di paese, dai produttori, ricordo ancora negli anni 70 quando ebbi l'opportunità di collaborare che ennio morricone era sempre in testa nei compensi quando si stampavano ogni mese ed io mi stupivo del fatto, perchè nella mia musica non avevo nulla del maestro, che invece ha brani dappertutto e tutt'oggi sarà sempre il primo.
    Quello che invece mi infastidisce è la durata di questi diritti

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  7. Pur essendo una che scarica poco o niente, se trovo qualcosa che mi interessa, me lo prendo senza remore.
    Perché non è possibile che i diritti di copyright di chi fa una canzonetta o un film durino di più di chi crea un farmaco.
    Ne approfitto per fare un po' di "spam" :-) AvaxHome
    C'è di tutto, e-book compresi.

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  8. sono completamente d'accordo con te... peccato solo che la Slovenia, per me, sia lontana! Vorrà dire che, da persona che non ha MAI scaricato nulla, ora che sono costretta a pagare la siae per i backup del mio già poco pagato lavoro di ricercatore e per le mie stesse foto, mi sentirò un po' più pirata di prima...

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  9. molto chiari i commenti di Lorenzo.. non sono una grande 'scaricatrice'. ma proprio perché sospettavo ci fosse una grande 'cresta' sul prezzo di vendita di CD, DVD ecc. io non abiterò vicino allo Slovenia.. ma qualche dischetto pirata dal marocchino l'ho comprato eccome
    (per tacere anche dei compensi mega agli artisti di grido, come ai calciatori del resto, e certi conduttori televisivi, tutto un turbinio di soldi che in definitivaa paga l'utente finale, cioè noi! se cominciassimo un giorno a ribellarci e 'scioperare' dagli acquisti/ partite/ spettacoli ecc. esosi, per la nota legge di mercato i prezzi si abbasserebbero!
    ciao

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    1. Però bisogna essere coerenti.
      Nel momento che lo Stato da qualcosa a tutti i gruppi di interesse a scapito dei contribuenti, per esempio finanziando gli editori dei quotidiani, diventa difficile dire "a lui si e a te no".

      In altre parole, il guaio non è lo stipendio che una azienda paga ad un suo dipendente per poi scaricare il costo sul cliente. Il cliente può decidere di non acquistare la merce di quella azienda. Il guaio è quando lo Stato si fa "tutore" di qualcuno scaricando il costo sul contribuente che al contrario non può sottrarsi a meno di non incorrere in un reato.

      Purtroppo il meccanismo è capillare, a nessun pensionato viene mai in mente di domandarsi da dove vengono i soldi della sua pensione, ben sapendo che nella maggior parte dei casi i contributi versati non solo non avrebbero comunque coperto il costo del vitalizio erogato ma sono comunque stati spesi immediatamente all'atto della contribuzione per coprire le spese correnti dell'INPS. Cosi come all'anziano che va a fare esami e visite specialistiche non viene da chiedersi chi le sta pagando, al cassintegrato non si pone la questione di chi sta pagando la cassa, eccetera eccetera.

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  10. questa cavolo di mentalità tutta italiana di dover sempre punire tutto come se fossimo dei delinquenti... è aberrante
    hai ragione tu

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