sabato 22 agosto 2015

Ritorno alla bici

Trent'anni fa, in occasione del primo boom delle mountain bike, andavo spesso in bici e facevo regolarmente dei bei giri sul Carso e dintorni.

Poi, con la nascita delle figlie, ho abbandonato questo mezzo, sostituito da scooter e moto.

Per diversi anni ho usato la bici molto saltuariamente, solo durante le vacanze a Tarvisio tanto che l'avevo pure lasciata nella casa in montagna. Anche il fatto di avere un'auto che non poteva montare facilmente un portabici mi ha parecchio allontanato dalle 2 ruote.

Poi questa primavera, complice la rimozione di un gran numero di posti moto nella zona del mio ufficio, per poter continuare a muovermi velocemente e riuscire a pranzare a casa, mi sono comprato una city bike che ho cominciato ad usare per il tragitto casa-ufficio.

All'inizio ho considerato soprattutto una seccatura il dover usare la bici invece dello scooter ma poi, tutto sommato, non era così male tornare a pedalare un po': il tempo per fare la strada era appena un po' di più di quello impiegato con lo scooter, in compenso facevo un po' di esercizio per contrastare una vita parecchio sedentaria.

Da qui a desiderare di tornare a girare un po' per il Carso il passo è stato breve: presa una bici un po' più prestante ed ero pronto per ripartire a pedalare.


Anche dal punto di vista del trasporto della bici ho trovato un'ottima soluzione nell'utilizzo del neonato servizio di Bike-Bus per l'altopiano: due linee di autobus dove, senza dover nemmeno pagare un supplemento, è possibile portarsi a bordo la bici per raggiungere il Carso senza doversi sorbire la lunga salita in mezzo al traffico.


Sul Carso inoltre, dopo più di vent'anni che non giravo in bici, ho scoperto che, sparito il confine con la Slovenia che impediva l'utilizzo di una gran quantità di sentieri, sono fiorite un sacco di piste attrezzate: ben segnate, quasi tutte in terra battuta ben tenuta e con tutti i diversi gradi di pendenza che uno può scegliere in base ai suoi gusti ed alla sua forma fisica...


Insomma un piacevole ritorno ad una attività sportiva che mi è sempre piaciuta seppur nella forma meno agonistica e più turistica del termine.


lunedì 3 agosto 2015

Chiudere locali per combattere la droga

Visto che lo Stato ormai ha perso completamente il controllo di certi quartieri dove si spaccia tranquillamente e dove gli spacciatori vengono attivamente protetti da decine se non centinaia di persone dai rari controlli delle FdO, la nuova moda è diventata quella di scaricare la responsabilità dei problemi della droga sui locali notturni.

A leggere un po' i giornali di quest'ultima settimana sembra che chiudere mega discoteche come il Cocoricò sia il metodo migliore per combattere il fenomeno della droga tra i giovani.


Certamente una bella campagna mediatica per distogliere l'opinione pubblica notoriamente molto forcaiola e poco incline a guardare al di là del proprio naso, dal fatto che la droga non gira solo nelle discoteche ma ovunque nelle nostre città e che è molto facile per un magistrato chiudere un locale pubblico ma non risolve in realtà nulla. Quello che servirebbe sarebbero controlli di polizia più capillari ed efficaci, magistrati che condannassero velocemente gli spacciatori e leggi che li facessero rimanere in carcere e non uscire dopo pochi giorni. Insomma, un dispiego di uomini, mezzi e denaro sicuramente maggiore di quello che lo Stato mette a disposizione.
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